IUV 47: quando PagoPA cerca di fare un piacere ma combina disastri

IUV 47: quando PagoPA cerca di fare un piacere ma combina disastri

IUV 47: quando PagoPA cerca di fare un piacere ma combina disastri

di Francesco Del Castillo – funzionario del Servizio sistemi informativi e archivistici – Comune di Rivoli

 

Il comunicato di PagoPA spa è del primo aprile, ma non è un pesce.

Chi conosce l’argomento sa che il passaggio a PagoPA per gli “enti creditori” (il nome che le pubbliche amministrazioni assumono nell’universo PagoPA) non è stato e non è una liscia passeggiata di piacere, ma è tuttora costellato di incertezza e instabilità di norme, di regole e di specifiche tecniche che, alla fine, sembrano tradire sempre un certo favor verso i PSP (acronimo che nel gergo dell’universo PagoPA indica i Prestatori di Servizi di Pagamento, cioè banche, circuiti di carte di credito ecc.). Diciamo pure che, con ampia semplificazione, una transizione del genere non può essere del tutto indolore. Diciamo però anche che ogni instabilità e ogni variazione di regole alle quali adeguarsi fa scattare, oltre alla revisione di qualche procedura interna, il tassametro del fornitore ICT di turno a botte di decine di migliaia di euro e, stanti le continue clausole di invarianza finanziaria, ciò dovrebbe portare ogni volta ad accoppare un collega al grido di “ne resterà uno solo!”.

Detto questo, torniamo al comunicato. Partiamo dal fatto che, nell’analisi dei flussi di rendicontazione che i PSP mandano agli EC (gli Enti Creditori), a un certo punto iniziano a comparire dei pagamenti con identificativo IUV che inizia per 47. Nel gergo dell’universo PagoPA il 47 è il “codice di segregazione”.

IUV 47
Misteriosi accrediti cumulativi nel giornale di cassa

Lì per lì il funzionario comunale è spiazzato, decisamente spiazzato. Meno male che i motori di ricerca web ne sanno sempre più di lui: una prima ricerca “PagoPA IUV con codice segregazione 47” e qualche approssimazione successiva portano al comunicato, che invito a leggere anche prima di proseguire.

Mettiamoci pure nella situazione più rosea in cui ente locale sappia dominare efficacemente i pagamenti PagoPA e in cui arrivi a fare doppio clic su una riga del giornale di cassa e il software di contabilità gli esploda i singoli pagamenti contenuti in un riversamento con pagante, causale, importo, capitolo e accertamento. Non sembra essere la situazione diffusa, ma è una situazione raggiungibile, a fatica ma raggiungibile, se un ente creditore ha studiato i meccanismi dell’universo PagoPA e si è autoanalizzato per bene e/o se ha avuto l’avventura di imbattersi in fornitori ICT validi e attenti.

Bene, dall’oggj al domani, pagoPA spa, motivata da un

La tipologia di pagamento che devono effettuare le società Corporate rientra fra i pagamenti spontanei e, pertanto, le stesse dovrebbero collegarsi su ciascun portale degli Enti creditori, prodursi l’avviso di pagamento ed effettuare singoli pagamenti. Risulta evidente la difficoltà di questa operazione per il numero elevato di singole operazioni che le società Corporate dovrebbero effettuare entro la scadenza,

cioè, impietosita dall’onere che incomberebbe su queste società Corporate (che, qualunque cosa siano, già dal nome e dal fatto che, stando al comunicato, sono quelle che posseggono cavi e conduttore per servizi di pubblica utilità e non l’artigiano messo in ginocchio dalla pandemia, ci si può fare un’idea che abbiano personale e sistemi automatizzati coi controfiocchi), decide, legittimata solo dal fatto di poterlo fare perché è “padrona del vapore”, di diventare partner tecnologico di ogni ente locale e inserire nei flussi informatici e di denaro, dei pagamenti contraddistinti da un numero incomprensibile e del tutto privo di significato (unico indizio è che inizia con uno strano 47 e santo Google che scandaglia il web per noi mortali ci viene in aiuto e ci mostra il comunicato).

Io quindi (passo a descrivere la mia situazione), mi trovo ad avere degli accrediti in tesoreria, a cui corrispondono da un lato un flusso XML e dall’altro un provvisorio da regolarizzare, con dei pezzi che non ho alcun modo di capire cosa siano.

Mi sono dato da fare per fare in modo che la lista di codici IUV contenuti nel flusso XML, opportunamente rielaborati dalle macchine, tornino ad essere informazione significativa (un pagante, una causale, un importo, un capitolo e un accertamento di entrata). L’intervento proattivo di PagoPA spa manda all’aria l’automazione raggiunta. Se poi alla ragioneria potrebbe anche bastare sapere che quegli importi sono un “canone unico” (ma deve comunque intervenire a mano), all’ufficio tributi servirebbe anche sapere chi paga.

PagoPA accreditamenti misteriosi
Dettaglio di un pagamento cumulativo: chi ha pagato? Cosa ha pagato?

Finora la risposta ricorrente di chi gravita nell’universo PagoPA a richieste su come organizzare il sistema informativo dell’ente creditore è stata “è fuori dal perimetro pagoPA”, oggi invece pagoPA decide unilateralmente di uscire dal suo perimetro e di entrare nel sistema informativo degli enti locali facendovi transitare dati e informazioni non concordate e creando disordine difficilmente gestibile. Sì, perché un accredito quotidiano di PagoPA contiene molti pagamenti e averne anche uno non riconoscibile blocca la regolarizzazione delle entrate, con evidenti ripercussioni contabili. In più PagoPA spa non si premura nemmeno di chiedere all’ente creditore dove vorrebbe accreditate queste somme, no, decide arbitrariamente di accreditarle “sull’ultimo conto corrente censito dal Referente dei Pagamenti sul Portale delle Adesioni della piattaforma pagoPA”.

Appare evidente, anzi è manifestamente dichiarato, che a beneficiare del compassionevole intervento di PagoPA spa siano principalmente le società Corporate. A beneficiare dell’intervento è anche PagoPA spa stessa, che vede aumentare le transazioni perfezionate nel suo universo, sia in termini di numero che di volume di denaro scambiato: nelle infografiche social questi numeri diventano poi l’indice della funzionalità e del successo del progetto.

Gli enti locali, ancora una volta, sono negletti. A poco serve che il comunicato indichi alle società Corporate di mandare la ricevuta del pagamento via PEC, anche perché, se l’intento era evitare loro di fare singole operazioni di pagamento, sembra strano che le società Corporate si mettano a fare singole operazioni di invio di ricevute: a quel punto tanto valeva fare singoli pagamenti! Se poi anche queste ricevute dovessero arrivare, sarebbero comunque da elaborare manualmente. Di fatto per gli enti locali questa modalità non migliora la precedente gestione dell’incasso del “canone unico” ma peggiora solo la gestione dei pagamenti elettronici PagoPA e li obbliga all’inefficienza.

Si potevano lasciare le cose come l’anno precedente? Probabilmente sì, perché questo transito forzoso nell’universo PagoPA sembra portare solo svantaggi che non sono certo mitigati dalla soddisfazione di aver evitato pagamenti esterni all’universo PagoPA, si poteva usare l’F24 che fra l’altro è formalmente ancora ammesso.

Si poteva pensare meglio questo intervento dell’ultima ora? Probabilmente sì: per esempio, visto che società Corporate e PagoPA spa si scambiano tanti file CSV pieni di dati inseriti in tracciati predefiniti, perché PagoPA non invia agli enti per i quali si è improvvisata partner tecnologico un CSV con la lista degli IUV che ha staccato nell’apparente interesse dell’ente? In questo modo, se per caso le implementazioni dell’ente sono compatibili con questa imprevista situazione, forse, con un po’ di fortuna, l’ente locale è in grado di inserire quelle posizioni contraddistinte da quegli IUV segregati dal codice 47 nel suo “archivio dei pagamenti in attesa” e fare come se quelle posizioni le avesse create lui…

Ci potrebbero venire a dire che le RT (Ricevute Telematiche) sono a disposizione dell’EC in apposita area sul Nodo dei pagamenti SPC (il nodo è la parte infrastrutturale dell’universo PagoPA gestita da PagoPA spa che fa da tramite silenzioso nei colloqui fra enti e PSP). Vero, ma ci sono due però. Il primo è che a quell’area accedono di fatto partner tecnologici degli enti (le software house che forniscono l’interfaccia con l’universo PagoPA) che possono essere anche più di uno per ente e che recuperano di norma – e con logiche tutte proprie – le RT che riguardano pagamenti che hanno gestito loro. Il secondo è che il metodo di riconciliazione e rendicontazione dei pagamenti implementato da un ente potrebbe non basarsi sull’analisi delle RT (spesso aride di informazioni) ma sull’elaborazione dei flussi di riversamento XML incrociati con altri dati presenti nel sistema che ha accompagnato le vicende del pagamento fino a quel punto.

Per chiudere, l’amarezza – che credo traspaia – è dovuta soprattutto al fatto che spesso chi detta le regole e prende iniziative dall’alto non ha ben presente la realtà sulle quali le sue azioni andranno a impattare.

Mi viene così in mente lo sfasciacarrozze della saga tutta italiana “Smetto quando voglio” e il suo “fatte ‘n’esperienza de vita, mettite nei guai, vivite la strada e poi magari ritorni”. Ovviamente, la citazione non è una criminalizzazione dello studio e della preparazione accademica e teorica, ma solo un richiamo alla necessità di unirla alla conoscenza diretta della realtà e all’esperienza.

 

 

 

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